Il nostro nome è ciò che in linguistica si dice keyword: una chiave d’accesso a significati profondi. Lasciandoci ispirare dalle singole lettere che lo compongono e abbinando loro parole con analoga iniziale, divertiamoci a creare un cosiddetto acrostico, ossia un breve componimento di senso compiuto. Un esercizio anti-stress che rinforza la nostra resilienza. Vediamo perché e come fare.
Quante volte sentiamo chiamare il nostro nome e quante volte lo pronunciamo per presentarci a chi non ci conosce? Così tante che rischiamo di non farci più attenzione. Invece il nostro nome è una parola carica di emozioni, ricordi, è una delle parole più importanti della nostra vita, quel tipo di parole che i linguisti chiamano keyword.
IL SIGNIFICATO DATO QUELLO SCELTO
Spesso il nome che abbiamo ricevuto alla nascita è carico dei significati che i nostri genitori volevano trasmetterci: il nome di un nonno importante o molto amato, il nome di una santa che volevano ci proteggesse per tutta la vita, il nome di un personaggio celebre di cui speravano che il figlio potesse emulare i valori.
Ma nella vita noi stessi riempiamo quel nome di nuove accezioni, a volte addirittura lo modifichiamo per renderlo più simile a come ci sentiamo, per renderlo più ‘nostro’.
Una mamma molto devota che aveva chiamato il suo bambino Gabriele per offrirgli nientemeno che la protezione e le virtù di un arcangelo, scoprì che – raggiunta la preadolescenza – il ‘suo’ Gabriele era chiamato da tutti i compagni di scuola e persino dagli insegnanti ‘Gabbo’: allusione al suo essere sarcastico, scanzonato e un po’ irriverente… insomma, tutt’altro che arcangelico! Così quel ragazzo aveva fatto veramente ‘proprio’ il suo nome, modificandolo quel po’ che bastava a connotare meglio il suo temperamento!
Con questo esercizio vi invitiamo ad appropriarvi più intimamente e del vostro nome e a ripensarlo in una chiave creativa perché l’autodeterminazione, la creatività e l’indipendenza sono 3 fondamentali presidî anti-stress!
ESECUZIONE
Ecco cosa vi serve:
- 1 foglio A4
- Pennarelli
Prendete il foglio e scrivete con un pennarello in verticale sul lato sinistro il vostro nome, a caratteri belli grandi e maiuscoli.
Per ogni lettera che compone il vostro nome pensate a una parola che abbia quella lettera per iniziale e che vi definisca, vi racconti, vi caratterizzi.
Potrà essere un verbo, un aggettivo o un nome, di un oggetto, di un luogo, di una persona, di un concetto. Qualcosa che vi piace o che temete, che sperate o che rimpiangete, che volete raggiungere o da cui volete liberarvi, un vostro pregio o un vostro difetto.
L’unica regola da seguire è che ognuna di quelle parole parli di voi!
Scrivete via via le parole che avete scelto di seguito a ogni lettera del vostro nome e avrete costruito il vostro personale acrostico.
Acrostico, s.m.: Parola formata dalle iniziali di parole singole quando le iniziali delle parole componenti hanno un senso compiuto.
(Vocabolario Treccani)
Un ulteriore consiglio.
Appendete quel foglio in casa e invitate gli altri componenti della famiglia o le amiche e gli amici che vengono a trovarvi a fare altrettanto: il gioco dell’acrostico è anche una maniera per conoscersi meglio, per mostrare a chi ci è vicino lati poliedrici di noi, scoprire qualcosa di nuovo in chi già conosciamo e per dare forza creativa e indipendente alla nostra identità.
L’acrostico del proprio nome è un esercizio che rinforza la nostra resilienza che è fatta proprio di questi elementi: autodeterminazione, conoscenza di sé, indipendenza, flessibilità, creatività e sense of humor.
PERCIÒ ANCHE IEP È UN ACROSTICO?
Sì e No.
IEP, ossia Istituto Europeo di Psicotraumatologia (e Stress Management), in italiano è, tecnicamente, un acrostico: ossia un «nome formato unendo le lettere o sillabe iniziali di più parole» (Treccani) libero dal dover significare altro da sé (come a dire: IEP è IEP!).
Tuttavia, sonoramente, IEP è anche un acrostico, perché in gergo inglese suona come ‘Sì’!
Quindi IEP è IEP, SÌ.
Parola del suo team al completo.